Mentre scendiamo
nelle ultime luci della sera ognuno di noi si porta l’autunno dentro, un pezzo
di vita fatto di tante storie racchiuse all’interno di altrettante storie
intrecciate, di colori che si disperdono nell’aria come coriandoli di luce. Torniamo
con l’autunno dentro di sole raccolto e trattenuto tra la pace dei sensi sdraiati
su un tronco di novecentocinquant’anni. Ci portiamo a casa l’autunno dentro,
quello delle montagne generose del Pollino, fatto di grandi silenzi che sanno parlare
al Cuore e arrivare fino all’Anima. Non è malinconia questo autunno dentro che
sembra primavera, questo caleidoscopio di colori, profumi, sensazioni e stati
d’animo.
L’autunno dentro è
l’Amore che portiamo in ognuno di noi, quell’Amore nascosto che ha bisogno di
un caldo e dolce sole per farsi rivelare e tornare ad essere nudi davanti alla
Vita, quando i colori sono luce e respiro e l’autunno dentro è solo uno
spicchio di meraviglia se guardato con occhi giusti.
Su Serretta della
Porticella ci sporgiamo verso il precipizio. I colori irreali di tutto ciò che
ci circonda fanno rimanere incantati e senza parole. Siamo a duemila metri di
quota. Stiamo vivendo un momento magico, fatto di silenzio dove ci rendiamo
conto di come siamo piccoli di fronte a questa immensità selvaggia, grande,
dura, magnifica.
Guardo il viso di
Danila, credo che lei sporgendosi verso
quel vuoto abbia imbucato l’Infinito. Per lunghi momenti l’emozione ci ha
impedito di parlare in quest’angolo lontano dagli esseri umani.
Ce ne siamo stati su
questi abissi immensi vivendo un’ora di felicità che non ritornerà mai più,
momenti che lasciano cicatrici vive nella memoria.
Arcangelo vorrebbe
continuare, rallenta, si ferma a cercare il silenzio perché questo non è solo
un luogo dove rifugiarsi ma anche e soprattutto è un luogo dove riscoprirsi in
modo “prepotente”.
I venti della sera
ci dicono che il nostro tempo a disposizione è scaduto. Per chi saprà
ascoltarli portano con se le voci vere della montagna offrendo sogni da raccogliere
come frutti maturi.
Salutiamo per
l’ultima volta i guardiani di questi posti incantati, pastori arborei plurisecolari,
contorti, avvinghiati su se stessi consunti dal tempo e dalle tenzoni con gli
elementi, sembrano figure umane che quasi ci vengono incontro e mettono un po’
di soggezione, esplodono possenti ancorandosi con le loro radici come tentacoli
a reggere il peso di chiome folte e grandiose, altre secche e vacillanti.
La sera cala
velocemente stupendoci con i colori del tramonto sulle pareti del Monte
Pollino, un rosa pastello carico di misticismo che lascia senza fiato. Ci
ritroviamo immersi nell’oscurità del bosco, questa ebbrezza di perderci nel
tutto, in un’atmosfera che travalica i confini del sensoriale e dà l’illusione
di varcare regioni terse dello spirito.
Lungo il sentiero,
Teresa continua ad avere la stessa tenacia della mattina, la stessa sete di
Spirito, la sua voglia di combattere, di cercare, di trovare e non cedere. Grazie
Teresa perché oggi mi hai insegnato tanto.
Nonostante torni tante
volte tra questi luoghi, il ripetersi di momenti sempre vivi non scalfisce la
mia capacità di emozionarmi dinanzi a questa bellezza che nutre, insieme ai
miei figli, la fame di Senso dei miei giorni.
Sono qui ancora una
volta su questo confine dove la luce ed il mistero si fanno sottili e dove dopo
tanti anni ho scoperto di avere e portarmi a casa, oggi più che mai, l’autunno
dentro.
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